giovedì 16 ottobre 2014


Autunno alla Landriana...
 
Visitare una fiera del giardinaggio è un’esperienza che non finisce mai di sorprendermi.

Cambia ogni volta il mio modo di viverla, e riporto sempre a casa qualcosa di più, a parte le piante nuove. 

Il presupposto è che si tratti di una fiera “buona”, ovviamente, fatta come si deve, con una selezione di piante diversa da quella che si può trovare in un qualsiasi vivaio vicino a casa o sui bancali del supermercato, non solo più ricca, proprio tutta un’altra cosa.  Una selezione offerta da gente esperta, appassionata, prodiga di consigli e ricchissima di esperienza, che non sta lì per rifilarti a tutti i costi qualcosa. Questa è gente che magari neanche te la vende, la pianta, se non è sicura che la tratterai nel modo giusto.

Una fiera organizzata bene.  Secondo me mettere in piedi  un evento così è un po’ come cucinare un piatto elaborato: ci vogliono gli ingredienti giusti, nelle giuste dosi. Ci vuole amore per quello che si fa, per riuscire a sedurre il palato dei commensali, non solo a tapparne lo stomaco.  Il resto è quattrosaltinpadella. Certo va bene se hai fretta di arrangiare una cena, ma  cucinare perdavvero è un’altra cosa… e anche mangiare ha sicuramente tutto un altro gusto.

Ecco, sarà che ci vado con gli amici e che ormai sono tra amici, ma per me la Landriana è una di queste fiere speciali. Arrivi, dai un’occhiata che abbraccia tutto il prato principale, respiri e ti tuffi, cominci a nuotare…. ed ecco che guardare è anche gustare, ascoltare è imparare, commentare è condividere un po’ di te stesso,  non solo fare un apprezzamento o dare un giudizio improvvisato. E poi, cosa non da poco: ne esci convinto di non essere poi così tanto matto come credevi. Che ci sono altri, tanti altri, tanti bellissimi altri come te. E ti pare poco.

Anche perché dopo qualche anno che frequenti certi posti ormai conosci quasi tutti. Amici di fiori, di foglie, di mani sporche di terra, di pezzetti di vita raccontati quasi per caso, di occhi allegri di bambini che brillano quando guardano una pianta nuova, quando ti dicono “prendi questa” e già pregustano il piacere che proverai quando l’avrai portata a casa e la vedrai crescere e ne ammirerai il colore, o ne annuserai il profumo.

 I giardinieri appassionati che conosco vanno pazzi per la condivisione, non potrebbero farne a meno, una pianta può essere bellissima ma diventa straordinaria se c’è anche qualcun altro che l’ammira o la potrà ammirare fra un po’ di tempo, quando la giovane talea sarà cresciuta abbastanza, quando il seme si sarà finalmente svegliato dal suo lungo sonno. Che bellezza, la vita. E’ anche per questo che ci piace tanto fare foto e pubblicarle sul web. Non è per vanità. E’ per dire “guarda, guarda quant’è bello!”, vincendo le dimensioni del tempo e della distanza, creando un giardino virtuale in cui tutti possono mettere un pezzo del proprio cuore.

 Bene ma… che ho preso di nuovo quest’anno? Ecco:

Una Caesalpinia… genere nonmiricordo. Un piccolo arbusto (almeno, adesso è piccolo, sembra un alberetto. Ma le piante che compro da Fabio Maio mi hanno abituata a parecchie sorprese…), con foglie composte, paripennate. Fiori di un giallo luminoso, con stami pure gialli, non lunghissimi come nella pulcherrima, il che complica ulteriormente i miei tentativi di esatta identificazione. Comunque molto carina. Dovrò tenerla al sole, ovviamente, e quando la sistemerò nel suo vaso dovrò stare attenta al drenaggio.

Sempre da Fabio ho preso una Lemon grass (Cymbopogon citratus), profumatissima. La usano tanto nella cucina orientale, voglio inventarmi anch’io qualche piatto speciale. Saranno contenti i miei amici, che apprezzano tanto la mia cucina… ci vorrà poco per trovare qualche volontario. Ehi tornateindietro!

(continua, mica è finita qui)

domenica 3 agosto 2014

Gatti e piante - dell'esercizio della pazienza

Dicevamo della sostanziale impossibilità di convincere un gatto a fare qualcosa di diverso da quello che ha deciso di fare e di come invogliarlo a frequentare solo una certa parte del giardino, o almeno a praticare solo in quest’ultima gli esercizi che considera più divertenti.

Ecco, dunque, alcuni degli stratagemmi che ho sperimentato con maggiore successo:


  • I complimenti e i croccantini



Qualche complimento (i gatti sono tanto, tanto vanitosi. Un “beeeeello, che braaaaaaavo” pronunciato con voce suadente viene grandemente apprezzato), una carezza o un grattino dietro le orecchie o sotto il mento (ma attenzione, questi verranno accettati solo dal vostro gatto o da uno che vi conosce bene), qualche croccantino o una piccola leccornia sono accolti con piacere. Il cibo rappresenta l’attrattiva principale per gatti poco propensi a concedere certe confidenze; stiamo parlando comunque di piccoli assaggi, di bocconcini. Non vanno usati in quantità e mai lasciati in giro incustoditi, perché attirerebbero inevitabilmente i randagi di passaggio (a meno che non ne gradiate le visite, voi ma soprattutto i gatti che abitano già la vostra casa).
Agendo al momento giusto, si può sperare che il gatto apprenda, magari dopo un po’ di tempo, che quando si trova in un certo luogo riceve un premio. Verrà lì solo per questo, sia chiaro, non certo per fare piacere a voi, ma l’importante è che lo faccia, no?
Insistete e soprattutto non interrompete improvvisamente l’addestramento. I gatti sono tanto abitudinari e tollerano male i cambiamenti repentini.


  • Gli incontri ravvicinati di tipo felino 



Sempre allo scopo di comunicare al gatto approvazione e lasciare che si tranquillizzi  nel luogo in cui si trova, ho avuto modo di osservare che spesso è sufficiente fare in modo che resti da solo, evitando di avvicinarsi troppo a lui. Se proprio è necessario, ci si può abbassare, mettendosi seduti o accovacciati, e parlargli con voce bassa e dolce, chiudendo lentamente gli occhi e reclinando il capo all’indietro. Per allontanarvi, retrocedete lentamente, senza alzarvi di scatto. Insomma, fate come se aveste davanti un leone o una tigre del Bengala: siate rispettosi ed evitate di disturbarlo, quando avrà mostrato di gradire un certo luogo. Altrimenti, non vi aggredirà di certo ma si alzerà e si allontanerà sdegnato.

N.d.r.: un buon sistema per fare amicizia con un gatto o farsi riconoscere è quello di chinarsi lentamente restando ad una certa distanza e allungare verso di lui, con il braccio teso, il dito indice. Se vi trova simpatici (i gatti sono molto istintivi in questo), si avvicinerà e lo annuserà, come se fosse il nasino di un altro gatto; se no, vi ignorerà completamente. In questo caso è meglio rinviare ad un momento più propizio il tentativo di approccio.


  • L’esercizio della pazienza

In fondo, non è difficile allestire un giardino gattosostenibile. Ma c’è una cosa, un requisito indispensabile, di cui si dovrà tenere conto ancor prima di iniziare a lavorare: tanta, tanta pazienza. Preparatevi a lunghe attese, a pause che vi sembreranno senza fine, ad interruzioni impreviste, perché i felini hanno concetti di tempo e tempestività quantomeno bizzarri dal punto di vista umano.
State preparando lo strato di drenaggio sul fondo della ciotola nuova? Bene, se micio vi ha visto sicuramente vorrà saltarci dentro, e se ne starà lì tranquillo a scavare e fare i suoi bisogni mentre voi aspettate con il sacco da 80 litri di terriccio in precario equilibrio sulla carriola.
Avete piazzato un bellissimo paletto cordato e aspettate già da due mesi che micio lo degni di uno sguardo? Probabilmente, dovrete aspettare ancora…. e altre amenità di questo genere.

Io sono arrivata alla conclusione che la stessa struttura dei geni gatteschi sia organizzata in modo tale da rendere del tutto inconcepibili idee come quelle di fretta, urgenza,  scadenza, opportunità degli interventi.  Fatte salve, ovviamente, sfumatissime ragioni dettate da una logica imponderabilmente “fuzzy”.
Del resto, diciamolo, quante volte l’impellente bisogno di rapidità ci stressa, ci induce a prendere decisioni sbagliate? Se solo riuscissimo a mantenere la calma come fanno i gatti… ci accorgeremmo che molte risposte alle nostre domande, molte soluzioni, il più delle volte arrivano da sole, quando i tempi sono maturi, e che nel frattempo non dovremmo far altro che star lì, ben disposti ad accoglierle, osservando la bellezza del mondo intorno a noi, facendo tesoro delle esperienze, vivendo fino in fondo le opportunità che la vita ci offre.
Quante volte la fretta non ci permette neanche di vederle, quelle opportunità. Come se guardassimo dal finestrino di un treno troppo veloce perché si possa distinguere il paesaggio che stiamo attraversando. Davvero è così importante arrivare al più presto alla prossima stazione, e poi a quella successiva e all’altra ancora?

(nella prossima puntata: esempi di progettazione)

giovedì 31 luglio 2014

Fine luglio, diario del giardino

Ecco che termina questo luglio strano, piovoso come non ne avevo mai visti, fresco come le estati che mi ricordo di aver vissuto da piccola.
Gli abitanti del terrazzo hanno evidentemente tratto vantaggio dall'umidità e dalle temperature ragionevoli, l'anno scorso a quest'ora il caldo non dava tregua.
Tra le piante che mi stanno dando maggiori soddisfazioni metto sicuramente l'Otatea aztecorum, un bambù leggero, fluffosissimo, che si sta comportando meravigliosamente in vaso.

Il contenitore è alto circa 80 cm, largo 40. La pianta è alta più di due metri. L'esposizione è parzialmente soleggiata, riparata dalle correnti fredde (è delicatuccio, il nostro amico). 
Va protetto con pazienza dai gatti, che adorano brucarne le foglie morbide. Bisogna staccarli ogni volta e dirottarli su un cespuglio di erba per gatti, che dovete tenere sempre fresca, a portata di man... cioè, di zampa.


lunedì 28 luglio 2014

La piccola estate

... di Lidia Zitara, ed. Pendragon.

... forse non conoscete di persona l'autrice, ma alla fine del libro vi sembrerà di sapere così tanto di lei, come se fosse vostra sorella, anzi di più, come se foste voi stessi a raccontare dei vostri pensieri, delle vostre emozioni. 
Così tanto riesce ad essere intimo ed introspettivo questo romanzo, con un esercizio di stile che lo rende avvincente dalla prima all'ultima pagina. 
Non ci sono grandi avventure, non c'è da scoprire nessun assassino. C'è la storia, piccola, di un'estate come tante, in una vita come tante altre, con problemi, opportunità, sogni, voglia di librarsi alti nell'aria eppure piedi che restano ben saldi a terra, da sempre consapevoli del fatto che quel volo non lo spiccheranno mai. 
E allora i piccoli grandi tesori di ogni giorno si cercano e si trovano nei dettagli, nell'ombra di un albero, in un sorriso, nei cocci regalati dal mare, nei semi che diventeranno un giorno fiori, se tutto andrà bene. Ogni personaggio assume caratteristiche fortissime che ne fanno intuire tutta la storia, anche se sono solo poche righe a tratteggiarlo. 
Questo romanzo è come una nave con una carena che pesca in profondità, per sentire meglio ogni più piccola vibrazione che attraversa il grande mare, solo per percepirla, non ci è dato conoscere dove andranno a infrangersi le onde, dove nuoteranno domani i pesci argentati. Ma per l'istante di una piccola estate sono passati proprio qui, attraverso le nostre dita.


martedì 22 luglio 2014


Sotto la pioggia di questo luglio con il tempo incerto...

La seconda preistoria: ritrovati antichissimi reperti....
Foto scattata a Ischia, La Mortella, Luglio 2007...


Il tempo... è relativo

domenica 6 luglio 2014

Giardini di vita...
Una mia cara amica scrive sul suo blog di come i giardini le evochino un senso di morte.
Sì, a volte ho avuto anch'io questa sensazione. A volte.
Ma sarà perché io della morte ho ancora paura, e quindi la rifiuto.
Oppure perché non è questa l'idea che il giardino mi trasmette.
Un giardino è vivo, ora.
Non vive nel passato, non vive nel futuro, dove magari sarà morto.
Vive ora.
E la cosa meravigliosa è che io vivo ancora con lui.
Lo amo in un modo quasi smodato, come sanno amare i bambini, semplicemente e incondizionatamente.
Ha bisogno di me, perché sennò seccherebbe. Ma in fondo seccherei anch'io, se non avessi questo amore, che anni fa mi ha riportata in vita.
Questo è il mio rifugio, il mio mondo a parte.
L'altro giorno una vicina è venuta a trovarmi. "Sembra un'oasi", mi ha detto. Non ha detto né bello né brutto. Ha parlato di un luogo appartato, ha parlato di una sensazione ben precisa, di un rifugio, che è quello che il giardino è per me.
E non conta quanto è grande, né che proprio qui sotto ci sia una rimessa per auto, e che la poca terra sia imprigionata in qualche vaso. Conta che è un giardino.