I gatti e le piante

Un libro a puntate... che ne pensate?
L'argomento.... vediamo un pò... potrebbero essere i gatti. E le piante.
Dicono i tanti che non possono convivere.
Non è vero, dico io.
E se avrete la pazienza di seguire i prossimi post, lo scoprirete anche voi.
Buona lettura!
Ah, mettete qualche commento: così saprò se vi piace e se vale la pena continuare...


I - Riflessioni e considerazioni sul rapporto tra gatti e giardini.
Una piccola introduzione è d’obbligo,  perché prima di avvicinarsi ad una qualsiasi manifestazione di felinità occorre fare alcune premesse e considerare tutta una serie di questioni. Con i gatti è meglio non improvvisare….

Mi è capitato spesso di notare come i gatti siano una presenza quasi costante nei  giardini. Si badi bene, dico "quasi" non solo perché c’è sicuramente qualche giardiniere che per sue rispettabilissime motivazioni fa di tutto per allontanarli, ma anche e soprattutto perché i gatti sono esseri liberi e imprevedibili, magari resteranno lì dove vogliamo che stiano per sempre, ma guai se la sentissero come un'imposizione. E’ proprio per questo che mi affascina tanto la loro particolare predilezione per i giardini, qui intesi come tutti quegli spazi allestiti a verde da un giardiniere veramente appassionato.
 In effetti, se andate a guardar bene la foto o il "ritratto" dipinto di un giardino - in Italia, in Gran Bretagna, in America, in Australia… non importa dove, non importa l’epoca e neanche la dimensione -, potrete spesso accorgervi di due piccole orecchie appuntite che spuntano da dietro un cespuglio, o di una coda che pende mollemente da un muretto o da un ramo, rivelando la presenza di un gatto addormentato…

Il bello è che di primo acchito non li si nota: è come se i gatti rappresentassero una parte integrante del giardino, non un elemento estraneo. Fanno parte dell'insieme, con l'insieme si armonizzano perfettamente; la loro sagoma si confonde con quella delle piante e dei fiori. Sono presenze misteriose, affascinanti e magiche, in grado di apparire e scomparire in un attimo, senza lasciare dietro di sé che un sentore, vago e al tempo stesso tangibilissimo, il luccichio di un sorriso…. proprio come lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Per il gatto, maestro nell’arte di vedere oltre le apparenze e dotato di una straordinaria fantasia, il giardino rappresenta un meraviglioso parco dei divertimenti, nel quale ambientare tutte le fantastiche avventure, i giochi e i sogni che la sua testolina riuscirà a inventare. In nessun altro posto il piccolo felino potrà sentirsi più protetto e a suo agio, perché quello è il suo luogo ideale. Potrà interpretarlo e goderlo nel modo che preferisce, libero di esprimere appieno le sue inclinazioni, le preferenze,  le ispirazioni del momento.  Oziando, nel modo più intenso possibile, come e quando vuole, lui che ancora possiede questa straordinaria, semplice capacità.

A pensarci bene, questi animali sono più furbi del giardiniere. Si godono il piacere che il luogo può offrire, senza fare alcuna fatica: al lavoro ci pensano gli umani, che sembrano provare così tanto gusto a scavare, piantare, tagliare… e poi, il più delle volte, non riescono a trovare il tempo per starsene lì, a guardare e basta quello che hanno costruito, a sentire il rumore dei fili d’erba mossi appena dal vento, o il canto delle foglie quando piove, ad ascoltare, con le orecchie e con il corpo, a lasciar correre la fantasia, senza pensare a cosa impiantare il prossimo anno al posto di quell’acero malato laggiù. Si perdono, gli umani, il bello del gioco. Ma al bello ci pensano i gatti - ovviamente -, che in queste cose sono maestri.
E sono anche perfettamente consapevoli di esserlo: me ne accorgo guardando l'espressione compiaciuta della mia gatta, quando si adagia elegantemente (un gatto non si appoggia, né si sdraia come farebbe un altro animale qualsiasi) sulla panchina della terrazza, e si guarda attorno, senza fare altro, per interminabili minuti.
Solo dopo un bel po' il suo sguardo acquista una certa fissità e lei si lascia mollemente scivolare nel sonno…

Il giardino, dal canto suo, dalla presenza di un gatto non ha che da guadagnare: ne acquista in grazia e bellezza; la sua stessa essenza ne è impreziosita. 

Qualche volta, bisogna ammetterlo, di piccoli guai i nostri amici gatti ne possono anche provocare (ad esempio, quando decidono di eleggere a loro toilette personale proprio quella certa pianta, così delicata….). Ma semplici accorgimenti (per esempio, delle reti metalliche stese sul terreno per impedire lo scavo, oppure uno strato di argilla espansa, o dei bastoncini piantati fitti, per occupare lo spazio che si vuole preservare) in genere bastano a farli desistere e in fondo le conseguenze difficilmente arrivano ad essere irreparabili. Lo vedremo meglio più avanti.
In ogni caso, certi pasticci vengono facilmente perdonati e sono davvero tanti i giardinieri che prima o poi finiscono per scoprirsi gattofili. Curando un giardino, in fondo, l'obiettivo che si vuole raggiungere è l'armonia dell'ambiente. Un ambiente che spesso si rivela capriccioso e incontentabile, che esige cure costanti, ma che è anche capace di regalare momenti di grande stupore, di giocoso divertimento, di immensa soddisfazione.

Proprio come un gatto.


II - Come organizzare un giardino per il gatto.
Linee guida per l'architettura del giardino, secondo micio. Esempi di progettazione e selezione di piante gradite

Una premessa: che un gatto vi appartenga o meno, se ha deciso che il vostro giardino gli aggrada difficilmente se ne allontanerà di sua spontanea volontà.  
Questa tendenza tutta felina ad impossessarsi di spazi non propri, godendone sfacciatamente, non manca di creare qualche problema se micio decide ad esempio di scalare i rami delicati della vostra crassula più bella o di assaggiare le fronde leggerissime di un papiro appena spuntato, brucandole con precisione quasi chirurgica. O di combinare uno di quegli infiniti piccoli guai che chi ha la fortuna di possedere un gatto ben conosce.

Ho sperimentato personalmente varie tecniche, tutte volte a dissuadere i felini di casa da un certo tipo di comportamento. Qualcuna ha avuto successo: ad esempio, quasi certamente il vostro piccolo amico smetterà di scavare in un certo vaso se coprirete il terriccio  con una rete metallica a maglia piccola, o pianterete a breve distanza dei piccoli bastoncini, oppure occuperete gli spazi liberi con piccole piante tappezzanti, ciottoli pesanti, pigne o grossi pezzi di corteccia. Ma il risultato di queste operazioni, va detto, non è sempre brillante dal punto di vista estetico. 

Scarsa anche l’efficacia di altri sistemi di prevenzione/inibizione normalmente in uso fra gli umani  (anche se devo ammettere che i risultati dei test da me condotti sono, diciamo così, “relativamente attendibili”. Io ho il cuore troppo tenero e i gatti hanno gioco molto facile con me): 

  • Il rimprovero

Rimproverare il nostro animale quando ha ormai già portato a termine la sua prodezza è cosa, ad avviso di chi scrive, praticamente inutile. Provate a gridare tutti gli improperi che vi vengono in mente a un gatto che abbia completamente spatafasciato la Tradescantia cui tenevate tanto e poi osservatelo. Dopo un primo moto di sorpresa se ne starà lì, fermo seduto a distanza di sicurezza, la coda elegantemente ripiegata sulle zampette anteriori, le palpebre un po’ abbassate, lo sguardo inequivocabile: “ma che avrà da gridare costei? Un attimo fa era tranquilla e adesso si agita come un topo attaccato da un branco di pulci. Sono davvero strani, questi umani. Le umane, poi. Regine di contraddizione” o qualcosa che nel linguaggio felino deve suonare molto, ma molto simile. 
Non gli passerà neanche per l’anticamera del cervello che lo stiate rimproverando o addirittura che possiate punirlo per aver dormito così comodamente su quel cuscinetto di foglie messo lì apposta per lui. 
Per non parlare di quella specie di micidiale, infallibile arma impropria di cui i gatti sanno ben fare uso: il magnetismo conquistacuore.  Ad un gatto può bastare un solo sguardo per disperdere in una nube di vapore impalpabile qualsiasi vostra contrarietà. Proprio un attimo fa ho sentito qualcuno gridare in cucina (Merlot dev’essere di nuovo entrato di nascosto e si sarà arrampicato sul lavello, come gli piace fare): “Merlot! Non lo devi fare!!!” e poi, sempre gridando, ma in tono diverso “Sei bellissimo!!!”.  
Il fatto è che noi umani facciamo spesso l’errore di voler imporre dei “doveri” (non far questo, non far quello, comportati così o cosà), oltre che ai nostri simili, perfino agli animali, aspettandoci anche da questi ultimi una risposta di tipo antropomorfo. Niente di più sbagliato. Un gatto è un gatto, come può arrivare a capire che una certa pianta ha per noi un valore estetico e che quindi lui non la deve neanche guardare? 
 Anche perché il gatto, di suo, probabilmente dà per scontato che il mondo e tutte le cose che vi abitano siano state create per lui, perché possa godersele come più gli aggrada. 
Come fargli accettare che anche noi viviamo nella stessa identica illusione e che, siccome siamo più grossi e prepotenti, sarà lui a dover cedere?

  • L’interruzione inaspettata

C’è il ben noto sistema dell’interruzione inaspettata, che serve per far desistere il gatto da una certa azione proprio mentre la sta portando a termine,  ad esempio spruzzandogli addosso un po’ d’acqua oppure facendogli risuonare accanto un suono improvviso e fastidioso: un forte battito di mani, il rumore di un mazzo di chiavi agitato. L’animale avrà un piccolo spavento e ricollegherà la situazione ad una conseguenza negativa. 
Ma a parte il fatto che se io fossi interrotta così di botto mentre sto facendo qualcosa di coinvolgente e impegnativo – raramente i felini fanno qualcosa che non sia coinvolgente e impegnativo – m’arrabbierei e anche tanto, è difficilissimo che un animale tanto sensibile si faccia cogliere sul fatto senza che vi abbia sentito arrivare e quindi sia già sull’avviso. Se poi dovesse pensare che voi ogni tanto vi “divertite” a spaventarlo (non riuscendo a collegare quello che fa con il vostro intervento) rischiereste di perdere la sua stima.

Per non dire che certi gatti sono dispettosi: magari non scaveranno nei vasi mentre siete nei paraggi, ma appena vi allontanerete troveranno il modo di divertirsi…. Non ho mai capito se lo facciano per una sorta di vendetta o semplicemente perché ne avevano voglia e a voi non pensano già più. Propendo però per questa seconda tesi. “Okkei, campo libero… scateniamoci!” 

  • La raccomandazione

Inutili anche preghiere e raccomandazioni preventive: provate a dire a un gatto: “mi raccomando, non farlo!” … quasi sicuramente, avrete il serio dubbio che lui abbia perfettamente capito il senso della frase, decidendo tuttavia, semplicemente e serenamente,  di ignorarla. Il punto di vista di un gatto che abbia voglia di sdraiarsi e riposare in un luogo perfettamente pulito è diametralmente opposto a quello di chi ha appena finito di stendere sul letto delle lenzuola fresche di bucato. 
E’ una questione di soddisfazione delle proprie esigenze primarie.… e poi, “Si può resistere a tutto, tranne che alle tentazioni” . Oscar Wilde non poteva scrivere niente di più vero e mi piace pensare che amasse anche lui i gatti.

  • L’ordine imperioso

Difficilmente il nostro amico gatto si mostrerà incline ad obbedire agli ordini che gli vengano impartiti.
Un piccolo test vi permetterà di verificarlo: guardate intensamente il vostro gatto e poi impartitegli un comando, con voce imperiosa. 
“Spostati di lì, ora!”. A meno che non l’abbiate spaventato, per tutta risposta nel 99,9% dei casi il micio non accennerà neanche a muoversi dalla posizione in cui si trovava e nei suoi occhi potrete leggere distintamente “Stai scherzando, vero? Non vedi, amico mio, che sto riposando?” Non ci sarà nessuna traccia di rancore per essere stato disturbato nei suoi occhi. Solo sconcerto.

Come potete pensare di ordinargli qualcosa? Voi siete un amico suo pari, non il suo capobranco. L’avete forse scambiato per un canide?

Alla luce di tutte queste riflessioni, ho cominciato a pensare a possibili soluzioni alternative, arrivando ad una conclusione: perché non cercare di invogliare il micio a frequentare solo una certa parte del giardino, o almeno a praticare solo in quest’ultima gli esercizi che considera più divertenti?
Naturalmente, l’obiettivo non è quello di “attirare” come in un parco giochi tutti i gatti della zona in cui abitate, ma solo quello di mettere a disposizione del gatto di casa e magari di qualche suo compagno abituale una piccola area riservata. Come ad esempio una piccola porzione di prato, delimitata da una bassa staccionata di legno che i bambini potrebbero divertirsi a decorare, o un angolo un po’ nascosto del terrazzo. O meglio ancora, una zona in bella vista, da presentare, perché no, come “Giardino tematico”. Il tema, ovviamente, sarebbe il gatto.
Questo spazio, opportunamente allestito, potrà offrire al nostro amico tante occasioni di svago; qualche piccolo accorgimento servirà a renderlo persino esteticamente gradevole.
Come fare? Il trucco c’è:  conoscendo i giochi e le abitudini connesse all’igiene e alla cura del corpo in cui il piccolo felino ama tanto indulgere, basterà assecondare certe debolezze, facendo in modo, diciamo così,  di incanalare correttamente le sue energie. 


Per fargli ricollegare il sito a sensazioni piacevoli, invogliandolo alla permanenza, si può ricorrere anche a qualche esercizio, una sorta di training esclusivamente in positivo. Da applicare al gatto, ma anche all’umano di buona volontà...


2 commenti:

  1. finalmente un post d9ve si consiglia la convinenza e non l uso d dissuasori chmici ad ultrasuoni..

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    1. Almeno in giardino dovremmo essere umani ed evitare chimica ed elettronica, se possono bastare un pò di allegria e buona volontà...
      Torna fra qualche giorno, che pubblicherò la seconda parte, più carina ;-)
      Ciao amico!

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